12 gennaio 2021

TRUFFE, ADESCAMENTI, TERRORISMO IN RETE: IL RUOLO DELLA POLIZIA POSTALE

Tra i rischi della navigazione sulla rete internet annoveriamo le truffe online e il rischio di adescamento di minorenni o di persone vulnerabili. 

Truffare chi naviga online è più semplice che tentare di farlo tramite interazioni faccia a faccia. Come proteggersi, dunque? Il primo passo è conoscere e individuare le tecniche più utilizzate sul web dai criminali informatici. Possono esistere molte tipologie di truffe online, ad es. truffe legate agli acquisti online, truffe sui siti di incontri, etc. Se si scopre una truffa su internet, o si pensa di esserne stato vittima, è fondamentale segnalarlo prima possibile. Una denuncia alle autorità competenti, come la Polizia Postale, comporterà l’apertura di un’indagine e un'azione punitiva nei confronti dei diretti interessati. Se un truffatore si finge un'organizzazione reale (per esempio, inviando un'email di phishing per conto di PayPal), occorre segnalarlo direttamente a quest’ultima. Si può anche contattare l'autorità per la lotta antifrode competente per il proprio paese. Ad esempio a Udine, grazie all’intervento tempestivo degli esperti della polizia postale, è stata bloccata una transizione bancaria e recuperata la somma totale di 50000 euro. Nel corso del 2018 sono state denunciate frodi finanziarie tramite internet per 38 milioni dei quali 9 milioni recuperati e restituiti. È quanto emerge dal bilancio delle Polizia Postale e delle Comunicazioni in materia di financial cybercrime.

L’adescamento online di minori consiste in una manipolazione psicologica che persone adulte possono effettuare per indurre bambini o adolescenti a superare le proprie resistenze emotive per creare con loro una relazione intima o sessuale, tramite l’uso di chat, della rete e di social network. Aprire un profilo sui social significa accedere ad un bacino molto ampio di conoscenze virtuali che non si conoscono nella vita reale. Molti adolescenti aggiungono spesso alla propria cerchia in rete numerosi “amici di amici”, senza essere consapevoli del fatto che così facendo stanno dando libero accesso a una grande quantità di informazioni private: (es. luoghi che frequentano, foto ecc.). Questo li espone a molti rischi, perché queste informazioni possono essere utilizzate dagli sconosciuti in modo inaspettato e con ripercussioni negative nella vita reale. 

L’adescamento online comporta 4 fasi:

1. Fase dell’amicizia: l’adescatore effettua ripetuti contatti di socializzazione. Stabilisce il contatto condividendo all’inizio interessi comuni (es. musica, hobby ecc.) e si mostra premuroso e un buon ascoltatore. L’avvicinamento è graduale, non punta subito al suo obiettivo ma getta le basi per cogliere il maggior numero di informazioni possibili. 

2. Fase del risk-assessment: dopo aver stabilito i primi contatti, il potenziale abusante cerca di capire a quale livello di privacy si sta svolgendo la conversazione con il bambino o l’adolescente. Alcune delle domande che rivolge potrebbero essere se i genitori sono presenti o se sta utilizzando il proprio smartphone e così via.

3. Fase dell’esclusività: quando l’adescatore è sicuro di non essere scoperto inizia la fase dell’esclusività, che rende impenetrabile la relazione ad esterni.

4. Fase della relazione sessualizzata: è proprio in questo momento che i ragazzi corrono il rischio di scambiare immagini, anche a sfondo sessuale o di incorrere nella richiesta di un incontro. Le stesse immagini, i video o i testi inviati dalla persona minorenne possono in seguito essere utilizzate in forma ricattatoria nel caso di un eventuale rifiuto nel continuare il rapporto online o nell’avviare una vera e propria relazione sessuale. Si usa il termine sexting, derivato dalla fusione delle parole inglesi sex e texting, per indicare l'invio di messaggi, testi e/o immagini sessualmente espliciti.

Nel 2018 sono stati 43 gli arresti e 532 le persone denunciate per pedo-pornografia, con numerose operazioni coordinate dal Centro nazionale del servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, ricordate in un bilancio di fine anno. Tra le altre, l'operazione 'Pay to see', scaturita da una segnalazione di due genitori insospettiti dall'intenso utilizzo di alcuni social network della figlia adolescente, ha portato all’emersione di un vero e proprio sistema consolidato di vendita online di immagini e video pedopornografici e pornografici autoprodotti da adolescenti e maggiorenni e inviati in cambio di pagamenti su conti online.

Se ci si rende conto di essere vittima di questi adescamenti ecco alcuni consigli:
  • rivolgersi il prima possibile alla Polizia Postale;
  • salvare le chat con degli screenshot.
Se si percepisce un rischio per il benessere psicofisico delle persone minorenni coinvolte è bene rivolgersi ad un servizio di supporto psicologico presso i servizi territoriali di riferimento (Consultori familiari, Servizi di Neuropsichiatria infantile).

La Polizia Postale è molto attiva anche nell’ambito della prevenzione e del contrasto al terrorismo internazionale (in particolare di matrice jihadista) e ai fenomeni di radicalizzazione; nel 2018 sono stati monitorati in rete circa 36.000 spazi web e rimossi 250 contenuti. Essa ha svolto attività sia di propria iniziativa, che su specifica segnalazione, al fine di individuare i contenuti di eventuale rilevanza penale all'interno degli spazi e dei servizi di comunicazione on line, siti o spazi web, weblog, forum, portali di social network e nei cosiddetti «gruppi chiusi».

04 gennaio 2021

Deepfake

Il deepfake viene nominato "l'ultima frontiera delle fake news".

Si tratta di una tecnica per la sintesi dell'immagine umana basata sull'intelligenza artificiale, che consiste nel combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini di “altre persone”, tramite una tecnica di apprendimento automatico, conosciuta come rete antagonista generativa. Viene usata per creare video falsi, spesso pornografici, ritraenti celebrità e per il revenge porn, ma può anche essere usata per creare fake news, bufale e truffe, per compiere atti di cyberbullismo o altri crimini informatici di varia natura, oppure per video a scopo satirico (come spesso accade nella trasmissione Striscia la notizia).

Abbiamo detto che, a volte, i deep fake sono usati per la porno-vendetta. Ma cosa indica esattamente questo termine, in inglese revenge porn?

È un reato che consiste nella diffusione di immagini o video (veri o falsi) a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate e con l’intento di danneggiarne la reputazione. Tale reato di “porno-vendetta” si configura sia per chi queste immagini le ha realizzate sia per chi le riceve e contribuisce alla loro ulteriore diffusione (viralizzazione). È un reato in ascesa tra i giovanissimi i quali, spesso, non hanno la percezione della gravità delle azioni descritte, gravità che deriva dal fatto che, una volta in rete, il materiale potrà sempre essere reso nuovamente pubblico persino se viene rimosso, danneggiando la sfera affettiva e psicologica di una persona anche a distanza di anni. Il fenomeno ha già causato molti suicidi. Proprio per la sua gravità, la pena prevista per il reato di revenge porn è la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5 a 15mila euro (articolo 612 ter del codice penale).

Citiamo di seguito alcuni esempi di deep fake riguardanti personaggi politici o persone famose.

Il Deepfake è stato usato per rappresentare in modo” falso” politici famosi: ad esempio, il volto del presidente argentino Mauricio Macri fu sostituito dal volto di Adolf Hitler, ed il volto di Angela Merkel venne sostituito da quello di Donald Trump.

Nell'aprile del 2018, Jordan Peele e Jonah Peretti crearono un deepfake usando il volto di Barack Obama proprio per pubblicizzare i pericoli dei deepfake.


 

Nel gennaio del 2019, l'emittente Fox ha mandato in onda un deepfake di Trump in cui lo si derideva per il suo aspetto ed il suo colore della pelle.


https://www.washingtonpost.com/nation/2019/01/11/seattle-tv-station-aired-doctored-footage-trumps-oval-office-speech-employee-has-been-fired/ 


Nell'autunno del 2017, un utente anonimo di Reddit (un sito di social news) con lo pseudonimo "deepfakes" postò diversi video porno, falsi, su Internet. Il primo che attirò l'attenzione di molti fu il deepfake di Daisy Ridley, attrice britannica di Star Wars. È anche uno dei video deepfake più conosciuti. Un altro fu il deepfake in cui si vede Gal Gadot (attrice e modella israeliana) avere rapporti sessuali con il fratellastro, mentre altri raffiguravano celebrità come Emma Watson, Ariana Grande, Katy Perry, Taylor Swift o Scarlett Johansson. Le scene non erano ovviamente reali, ma erano create grazie all'intelligenza artificiale. Tutti i video furono cancellati da Reddit poco tempo dopo.

Un altro video manipolato ritrae Mark Zuckerberg pronunciare la seguente frase: "Chi controlla i dati, controlla il futuro"; una frase che avrebbe alluso al suo potere di controllare miliardi di dati personali.


Creare un deepfake è ormai estremamente facile: basta un’app ed uno smartphone. In pochi passaggi si crea un video falso che, con l’avanzare delle tecnologie, è diventato davvero difficile distinguere da un video vero. Qualcuno dice che solo un’altra intelligenza artificiale può distinguere un video falso da uno vero. Ma se le due tecnologie non sono contemporaneamente a nostra disposizione si apre un immenso scenario di rischi, non solo a livello individuale (di tutela della propria immagine, come discusso in precedenza) ma anche a livello politico e sociale. Le false notizie si diffondono infatti capillarmente e a velocità enormemente più grande della loro smentita. Quindi i deepfake, proprio perché ingannano alla perfezione i nostri sensi, possono condizionare elezioni politiche, creare allarmi sociali, generare sommosse, distruggere relazioni diplomatiche tra paesi, scatenare guerre, etc. 


Se è vero dunque che solo la tecnologia può salvarci dalla tecnologia, come singoli individui abbiamo il dovere di attrezzarci con gli strumenti della mente più idonei per navigare la modernità: scelta di fonti attendibili, consapevolezza, spirito critico, confronto e riflessione.


SITOGRAFIA

https://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2020/04/26/news/impressions_app_deep_fake-254939338/

https://www.youtube.com/watch?v=cQ54GDm1eL0&feature=emb_logo&ab_channel=BuzzFeedVideo

https://www.youtube.com/watch?v=cnUd0TpuoXI&feature=youtu.be&ab_channel=MultimediaLIVE

https://it.wikipedia.org/wiki/Deepfake

https://www.theverge.com/tldr/2018/4/17/17247334/ai-fake-news-video-barack-obama-jordan-peele-buzzfeed  

Autori: Giuseppe Primerano, Vincenzo Capicotto, Hridey Dewan

LE FONTI DELLA CONOSCENZA NELL’EPOCA DEL DILUVIO INFORMAZIONALE

Nella nostra società, con l’avvento di Internet, la circolazione di informazioni è aumentata talmente tanto che si può parlare di un vero e proprio “diluvio informazionale”. Questo termine è stato coniato da Pierre Lévy, filosofo di cultura virtuale contemporanea, che ha anche dedicato un libro all’intelligenza collettiva, a un’antropologia del cyber-spazio. Si parla di “intelligenza collettiva” per indicare nuove conoscenze nate dal confronto tra le persone, dall’unione di ciò che le persone sanno riguardo a una particolare tematica. Tuttavia, come dicevamo, sulla rete le informazioni e i punti di vista sono talmente tanti che non sappiamo più da che parte schierarci né di chi fidarci. Nicholas Carr, scrittore contemporaneo statunitense, è arrivato addirittura a chiedersi se “internet ci rende stupidi” (Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello- Ed R. organica, omogenea e libresca come nel passato ma è fatta Cortina 2011). Il rapporto che si ha con la conoscenza è infatti cambiato: essa non è più organica, omogenea e libresca come nel passato ma è fatta da tanti frammenti fugaci ed effimeri che ognuno nel mondo decide di condividere. 

Libro e rete a confronto: mentre il libro incoraggia il pensiero profondo e creativo, Internet favorisce l’assaggio rapido e distratto di piccoli pezzetti di informazione!

Data la trasformazione ormai in atto e da cui non si può tornare indietro, cosa fare?

Per evitare che le informazioni ci sommergano e ci manipolino è necessario “conoscere come funziona la nostra relazione con i media: come si conquista l’attenzione, come si invita alla partecipazione, come si sviluppa la collaborazione, come si legge criticamente l’informazione, come si usano attivamente gli strumenti della rete” (Rheingold). E per capire se una notizia è attendibile? Si può, ad esempio, verificare se ne parlano le testate giornalistiche e cercare qual è la fonte primaria della stessa. Se non si trova niente la cosa più saggia è non condividere la notizia così da non farsi manipolare. Una notizia non può diventare vera solo perché l’ha condivisa un amico. Magari quell’amico l’ha condivisa senza pensarci su o si è fatto ingannare perché corrisponde alle sue idee e le conferma. Nessuno è infallibile e nessuno merita fiducia automatica, anche i giornalisti a volte sbagliano, non controllano e abboccano alle trappole create dai fabbricanti di notizie false e quindi una notizia vista su un giornale, sentita alla radio o alla TV non è automaticamente vera. Di solito lo è, ma è sempre prudente esaminare qualunque fonte di informazioni con spirito critico.

Quando si traggono notizie dal web, soprattutto quelle spacciate come “evidenze scientifiche”, bisogna chiedersi: chi è l’autore? Qual è il suo curriculum nel campo disciplinare che sta trattando? Fa parte di istituzioni o enti conosciuti e accreditati? È iscritto ad un ordine professionale garante dei suoi iscritti? Molte cose vengono infatti falsamente diffuse come evidenze scientifiche, ma non lo sono affatto! Occorre anche chiedersi se la comunità scientifica, nel suo insieme, converge su tale posizione o si tratta di idee perorate da singoli studiosi. Perché, se non si può del tutto escludere che sia corretta una posizione scientifica sostenuta dall'1% degli scienziati, è estremamente più probabile che sia corretta quella sostenuta dal 99%.

Un altro tema interessante è quello del confronto tra fonti della conoscenza analogiche e digitali per evidenziare vantaggi e svantaggi di entrambi. Ma cosa si intende con il termine digitale? Nei cosiddetti segnali digitali, i messaggi vengono convertiti in simboli numerici. Il codice digitale attualmente utilizzato è correlato al sistema binario di 1 e 0. Quindi digitalizzare un messaggio significa convertirlo in sequenze di bit. Il dispositivo che riceve il segnale digitale, lo ritrasforma nuovamente in un linguaggio comprensibile. Le tabelle seguenti riassumono alcune caratteristiche di fonti della conoscenza analogiche e digitali.

 

A prescindere dalle fonti da cui attingiamo di volta in volta la nostra conoscenza, consapevolezza e spirito critico sono ingredienti fondamentali per valutarne l’affidabilità.

https://people.unica.it/gbonaiuti/complessita-informazionale/

https://www.generazioniconnesse.it/site/_file/documenti/Comunicazione/Fake_news/Dispensa_Docenti_decalogo_bastabufale.pdf

https://www.pexels.com/it-it/ 

  Lavoro svolto da: Samuele Caroleo, Vincenzo Spanò- 2D