adattato da “Chimica blu” - Brady, Jespersen, Hyslop, Pignocchino- Ed. Zanichelli
Il nostro pianeta, simile ad una minuscola astronave che
viaggia nell’immensità del cosmo, è abitato oggi da quasi 8 miliardi di
persone, bisognose di risorse per poter condurre una vita dignitosa.
Limitarne il consumo, come illustrato da Francesca nel post precedente, è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030, l’Obiettivo 12. La Terra infatti riceve un’unica risorsa abbondante dallo spazio: la luce del
Sole. Per tutte le altre, i suoi abitanti possono affidarsi solo alle riserve
che si trovano nella «stiva» dell’astronave stessa.
La Terra è in grado di rigenerare (entro certi limiti e con i
suoi ritmi) una parte delle risorse che ci offre, come l’ossigeno, il suolo
fertile, le specie viventi vegetali e animali (risorse rinnovabili).
Tuttavia ogni anno, l’Earth overshoot day, cioè il giorno in cui l’umanità
consuma tutte le risorse rinnovabili prodotte dal pianeta nell’intero anno e
inizia ad intaccare le riserve destinate alle generazioni future, cade sempre
prima: nel 2019 è stato il 29 luglio … e non è stato ancor prima solo perché i
paesi in via di sviluppo hanno tuttora ritmi di consumo significativamente più
bassi dei paesi più ricchi.
Altre risorse, quelle non rinnovabili, sono
presenti in quantità sostanzialmente fisse e immutabili: tra queste spiccano
gli elementi chimici che si trovano nella crosta terrestre e
nell’atmosfera.
La Tavola periodica dell’abbondanza degli elementi:
rappresenta ogni elemento con una casella tanto grande quanto maggiore è la sua abbondanza relativa sulla crosta terrestre o nell’atmosfera. In verde sono rappresentati gli elementi che siamo sicuri di avere in abbondanza anche per il futuro. In giallo, arancio e infine in rosso sono indicati quelli per la cui disponibilità, alla luce dell’utilizzo intensivo che ne facciamo e delle limitate «scorte» sulla Terra, c’è crescente preoccupazione. In particolare, gli elementi in rosso potrebbero esaurirsi entro la fine del secolo.
Ovviamente, una volta usati e divenuti rifiuto, gli elementi “non scompaiono” dalla terra (fatta eccezione per l’elio che, essendo leggero, si disperde nello spazio) ma se non opportunamente differenziati e riciclati sono dispersi nell’ambiente in modo che il loro recupero diventa impossibile sia per ragioni tecniche che economiche. Si pensi, per esempio, ai rifiuti abbandonati nelle discariche, nei fiumi e nei mari.
In alcune caselle di tale Tavola Periodica è riportato il simbolo
dello smartphone, un oggetto che racchiude fra i 30 e i 40 elementi chimici. In ogni
singolo cellulare le quantità degli elementi utilizzate sono minuscole,
ma il n. di apparecchi in circolazione è colossale, maggiore del n. di abitanti
del pianeta e quindi l’impatto sullo stock limitato di minerali presenti sulla Terra è
notevole. Molti di questi elementi appartengono alla famiglia delle terre
rare; ecco di seguito un link per approfondire la conoscenza di questi ultimi. Terre rare:
https://drive.google.com/file/d/1inChfye9lr5RHmrnOUcY0dpi3MloeUNW/view?usp=sharing
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