E' sempre più diffusa la prassi di informarci traendo notizie dal web. Ma siamo davvero sicuri che la grande disponibilità di informazione in rete ci renda cittadini più informati, con mente più aperta anche rispetto a chi ha opinioni diverse dalle nostre? Le ricerche dell’ultimo secolo dimostrano che la nostra mente è soggetta a cosiddetti "bias cognitivi" che "filtrano" ciò che ci piace e ci impediscono di venire a contatto con ciò che non ci piace, che ci disturba, che ci è estraneo e che, come tale, percepiamo come una minaccia rispetto alle nostre sicurezze. Di fatto tali bias possono impedirci di conoscere e di lasciarci contaminare o affascinare da idee diverse dalla nostra, precludendoci la possibilità di modificare la nostra visione del mondo.
Ma che cos’è un bias cognitivo?
“Bias” è un termine inglese (di origine latina e ancor prima greca) che significa obliquo, inclinato. L’origine del termine “Bias Cognitivo” risale alle ricerche degli psicologi Amos Tversky e Daniel Kahneman (psicologo israeliano, vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 2002 "per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica") dei primi anni ’70. Un bias cognitivo è una distorsione della valutazione, causata da un pregiudizio e da concetti precedenti non legati da un legame logico e valido. Si tratta, quindi, di giudizi fondati su percezioni errate o distorte, spesso utilizzate per prendere decisioni velocemente e senza sforzo. Questi errori cognitivi influenzano la nostra vita e i nostri processi mentali.
Alcuni tipi di bias cognitivi sono:
· Bias di conferma, ovvero la tendenza della mente umana ad ignorare tutto ciò che è in contrasto con la sua opinione. Ad esempio: ci piace essere d’accordo con persone che sono d’accordo con noi; oppure vediamo maggiormente gli elementi che danno conferma ad una nostra tesi, allontanando gli altri elementi che sono più numerosi e importanti.
· Fallacia di Gambler, quando ci convinciamo che le esperienze passate influenzano gli eventi futuri.
· Razionalizzazione post-acquisto: lo mettiamo in gioco ad esempio quando acquistiamo qualcosa di inutile e dopo ci convinciamo che si tratti di un acquisto intelligente.
· Bias di frequenza, ovvero la percezione che qualcosa che ci riguardi sia diventato all’improvviso incredibilmente diffuso, ma invece è solo il nostro cervello che filtra le informazioni e ci fa soffermare principalmente su quelle che potrebbero riguardarci.
· Bias dell’ottimismo, ovvero la tendenza a immaginare un futuro roseo per noi, nonostante il pessimismo che riserviamo alla società.
· Bias della negativita’ che consiste in un’eccessiva attenzione verso gli aspetti negativi. Si tende, con questo bias, a dare un peso maggiore agli errori sottovalutando i successi.
· Effetto Dunning Kruger, secondo cui più le persone sono incompetenti più tendono a sopravvalutarsi.
· Bias derivati dall’invidia e dalla gelosia.
· Bias del punto cieco, una sorta di padre di tutti i bias, ovvero la convinzione di essere immuni ad ogni bias.
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by Businessinsider |
Approfondiamo ora un bias molto diffuso: il bias di conferma.
Il bias di conferma è una specifica tipologia di bias cognitivo che corrisponde alla tendenza, inconsapevole, a ricercare e interpretare evidenze in linea con le proprie ipotesi e aspettative o meglio, come definita da Francis Bacon (grande filosofo del XVII secolo, uno tra i primi a spiegare che alcuni errori di ragionamento sono connaturati ai processi mentali degli esseri umani) “la tendenza universale a notare più prontamente evidenze che provano la nostra credenza piuttosto che quelle che la contraddicono”.
In molti casi il bias di conferma è radicato nelle emozioni e motivazioni ed infatti una variante è il bias di desiderabilità, cioè la tendenza a ritenere più attendibili quelle informazioni in cui noi desideriamo credere.
Sebbene sia impossibile essere immuni a tali errori, la consapevolezza della loro esistenza può aiutare a diventare più resistenti alla loro influenza: è importante modulare le emozioni che proviamo quando veniamo contraddetti, sentirci incuriositi piuttosto che vergognarci quando scopriamo di esserci sbagliati, chiedere scusa invece di attaccare quando ci vengono riportate evidenze che mettono in discussione la nostra posizione.
In definitiva, tornando alla domanda iniziale, i nostri bias cognitivi possono "rinchiuderci in una bolla" impedendoci di ampliare la nostra visione nonostante l'enorme mole di informazione disponibile con un click.
FEDERICA GARIANO, SAMUELE RANIA, FRANCESCO BALBI 2D
SITOGRAFIA
/http://www.sostegnopsicologico.net/2019/01/16/che-cose-un-bias-cognitivo
https://www.valigiablu.it/notizie-cervello-pregiudizi/